Perché ci sia chiarezza, io vado a votare e voto sì!
Riguardo al
referendum di domenica prossima, due sono gli aspetti sui quali occorre
decidere. Il primo è se partecipare al voto e, nel caso si vada a votare,
occorre scegliere come esprimersi:
decidere per il sì oppure per il no al requisito posto dal referendum!
Innanzi tutto se
andare a votare! Il referendum è uno dei tre strumenti di democrazia diretta,
previsti dalla costituzione, che vedono i cittadini artefici delle sorti
statali. Occorre allora ribadire, proprio per come si articola un referendum e
per rispondere alle diverse posizioni, che è
legittimo sia andare a votare che astenersi. Certo è che l’astensione
non può essere promossa per liquidare in modo frettoloso e non argomentato i
temi messi in gioco dal contenuto referendario. Su questo ultimo punto mi pare
si possa lamentare una carenza d’informazione e di coinvolgimento dei cittadini
chiamati a votare. Non è sufficiente che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi
si sia espresso per l’astensione che questa debba diventare motivo di scelta.
Referendum
inutile o necessario! Argomenti a sostegno del sì o motivazioni per il no?
La mia decisione è quella che domenica
al referendum andrò a votare, e voterò per il sì!
Quello che mi
spinge fortemente in tal senso è che dobbiamo chiedere chiarezza e provocare la
politica, scuotere chi è al governo di questo Paese!
Certo è che il
quesito referendario sopravvissuto all’esame della Corte Costituzionale ha un
impatto limitato rispetto alla questione ben più complessa, sollevata
dall’iniziativa referendaria promossa dalle Regioni con gli iniziali sei
quesiti. Come noto, infatti, il quesito riguarda la richiesta di non far più
durare la concessione estrattiva fino all’esaurimento del giacimento. È d’altro
canto pur vero che tale iniziativa ha già sortito l’effetto di far cambiare
posizione al Governo, che con il decreto “Sblocca Italia” del 2014 aveva
riaperto all’attività di ricerca di nuove riserve di idrocarburi, mentre nella
legge di Stabilità del 2016 fa riferimento esclusivo alle concessioni già
attive. Così è sopravvissuto questo sesto quesito referendario!
Allora andare a
votare per questo referendum ha sicuramente un valore simbolico di richiamo
alla questione energetica; il 17 aprile
2016 è una
buona occasione per
porre l’attenzione dell’effetto sull’ambiente e sul sistema
economico delle nostre spese e dei nostri consumi. Occorre che realmente ci sia
il passaggio ad una politica industriale ed energetica più attenta
all’ambiente. Serve a poco al nostro governo aderire agli obiettivi di
riduzione fissati al COP21 di Parigi del novembre scorso se poi si prolungano e
si continua a rilasciare concessioni per trivellazioni.
Rispetto al
merito, diversi sono i motivi che mi spingono per esprimere un sì al quesito
referendario.
Sul versante
ambientale, alcuni argomenti sono che, comunque la si veda, le attività
di routine delle
piattaforme possono rilasciare
sostanze chimiche inquinanti e
pericolose per
l’ecosistema marino, con
un forte impatto sull’ambiente e sugli esseri viventi.
Inoltre la tecnica dell’airgun (esplosioni
di aria compressa),
producendo emissioni
acustiche, incide sulla
fauna marina elevando
il livello di
stress dei mammiferi marini,
modificando il loro comportamento e indebolendo il loro sistema immunitario.
Inoltre, tale tecnica
provoca danni diretti
a un’ampia gamma di organismi
marini e altera la
piramide alimentare. La
tecnica dell’airgun potrebbe causare anche l'abbassamento della superficie
del suolo, la cosiddetta subsidenza.
Altri sul versante economico fanno ritenere che gli
idrocarburi presenti in Italia appartengono al patrimonio dello Stato, ma lo
Stato dando in concessione a
società private , per lo
più straniere, la possibilità di
sfruttare i giacimenti
esistenti perde ogni
diritto su di
essi. Quindi, sono le
società private che
guadagnano da ciò
che viene estratto disponendo degli idrocarburi come
meglio credono. Oltre alla scarsità di produzione che deriva dalle estrazioni
in corso, bisogna non dimentichiamo che le
ricchezze dell’economia italiana
sono il turismo,
la pesca, il
patrimonio artistico culturale e le piccole e medie imprese. Sono questi
i settori in cui lo Stato italiano dovrebbe
puntare essendo quelli
con una maggiore
possibilità di
profittabilità e crescita
sostenibile, mentre l’estrazione
degli idrocarburi potrebbe
portare a perdite nei settori della pesca e del turismo. Infine ricordiamo che
un esito
positivo del referendum
non farebbe cessare
immediatamente, ma solo
progressivamente ogni attività di trivellazione in corso e, quindi, anche la
perdita di posti di lavoro sarebbe graduale. Inoltre, questi ultimi potrebbero essere ampiamente
compensati dal lavoro
che si potrebbe
creare investendo nelle energie
rinnovabili e in settori industriali compatibili.
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