L’Europa siamo noi è stato il tema
di fondo che ha animato la riflessione proposta dalla Presidenza della
Repubblica attraverso tre particolari sottolineature: Europa delle culture, Europa
dei diritti, Europa delle scienze.
Una
sollecitazione, una riflessione intensa e profonda perché parte di questo “essere noi l’Europa”.
Sì,
mi pare che occorra partire da qui, perché noi siamo l’Europa!
Allora
il tema rilevante e urgente è:
DIRE
EUROPA IN QUESTO TEMPO!
Ritengo che questo dire abbia tre
sottolineature:
- Dire
Europa con la memoria dell’origine;
- Dire
Europa con la novità per l’oggi
- Dire Europa con la speranza per il futuro.
Dire Europa con la memoria
dell’origine
Sicuramente
il Progetto Europeo trova radici nell’esperienza dolorosa della guerra, delle
miserie umane e della disperazione. Un’Europa che non si è costituita a partire
da un ragionamento su un futuro ideale, condotto dai capi delle Nazioni a
tavolino, ma piuttosto un’Europa nata da uno sguardo al passato capace di
compiere due esperienze fondamentali: quella della memoria e quella del
perdono.
Due
esperienze inscindibili!
Certamente
il Progetto Europeo conosce il suo impulso in quel “MAI Più” pronunciato all’indomani degli orrori del secondo
conflitto mondiale ed anche da quella inquietudine generata dalla
contrapposizione che si veniva polarizzando fra blocco occidentale e blocco
orientale.
Ma
il Progetto Europeo nasce anche, e i Padri fondatori dovevano averlo ben
presente, dall’esperienza dolorosa di successive separazioni e rivendicazioni
dove il rischio molto forte era quello di un perdono affrettato che non tenesse
conto adeguatamente delle ferite non rimarginate e lasciasse aperta la
possibilità che queste tornassero a far male.
È
in questo fare memoria del passato nel perdono che si possono collocare il
fondamento di una coscienza comunitaria e l’urgenza avvertita di dare forme
istituzionali. Una consapevolezza questa che giustifica quella “comunità di
destino”, quale Robert Schumann amò
definire la caratteristica fondamentale dell’Europa. Ovvero l’impossibilità che
ciascuna nazione europea perseguisse il proprio cammino nella storia e
perseguisse il proprio sviluppo da sola e per sé soltanto.
La
guerra aveva insegnato quanto ciascun paese e ciascun popolo non potesse in
alcun modo risolvere le proprie questioni interne se non in una prospettiva
comunitaria più ampia, avendo garantiti alcuni equilibri e obiettivi
fondamentali di carattere socio economico e politico.
Dire Europa con la novità per l’oggi
È
stata una sincera preoccupazione per il bene comune a sostenere De Gasperi,
Adenauer, Schumann nell’incoraggiare la fase iniziale del Progetto Europeo intorno
agli anni 50. Un’Europa unita come bene comune!
Una
realtà che dipende da una forte compenetrazione fra ideali e realtà degli
effetti! Per questo l’Europa non può essere un sistema teorico e tecnico,
definito una volta per tutte.
Da
qui la necessità e il senso profondo di dire
Europa con novità per l’oggi!
In
questo si gioca una progettualità efficace di cui la politica non può sentirsi
estranea soprattutto oggi che la fiducia dei cittadini verso questa istituzione
è molto provata da venti populisti ed antieuropei che rischiano di avere la
meglio.
Dire
Europa con novità per l’oggi, soprattutto alle nuove generazioni, è ricercare
l’urgenza di un’Europa come “interesse comune” come ”punto
di incontro” tra i popoli, così come si esprimeva Jean Monnet pensatore
del sogno europeo, dalle molteplici concezioni di ciascuno può nascere la
possibilità di una comunità europea.
Pace,
solidarietà, promozione dei diritti fondamentali, creazione di un benessere
diffuso, valorizzazione delle specificità nazionali in un quadro continentale
sono valori che consentono di dire Europa con novità.
Ma
occorre anche
Dire Europa con la speranza per il
futuro.
Sì,
perché solo con la fiducia e la voglia di futuro è possibile dire Europa!
Sicuramente
è necessario che i popoli e gli stati membri dell’Unione Europea ritrovino uno
slancio comune per affrontare e risolvere i “punti deboli” che appaiono dalla costruzione comunitaria.
E’
condivisa l’esigenza che si intervenga anche in materia di politica ed economica, oltre che monetaria, rafforzando
parimenti il proprio bilancio e le possibilità d’intervento a fini
redistributivi e di riequilibrio tra aree che presentano un diverso grado di
sviluppo. È necessario, inoltre, il consolidamento di un modello sociale
comune, a fronte dell’accentuarsi dei fenomeni speculativi che poggiano sulle
differenze salariali e sindacali tra i lavoratori dei diversi Paesi membri.
Nemmeno può rinviarsi oltre uno sforzo congiunto sul piano della diplomazia e
della difesa, che consenta ai Paesi dell’Unione di parlare con una sola e più
autorevole voce alla Comunità internazionale.
Ma insieme ai punti deboli che chiedono di essere affrontati,
il futuro per l’Europa si esprime sui temi quali l’occupazione, la promozione
di un modello socio-economico sostenibile, la tutela della salute umana e
dell’ambiente, una gestione equilibrata delle migrazioni, il nodo della
sicurezza strettamente connesso con i diritti dei popoli, la cooperazione con i
Paesi poveri nei diversi continenti.
Su questi temi si gioca il futuro dell’Europa! Tutto però con la convinzione che l’Europa è il futuro!
Quel
futuro che abbiamo la responsabilità, anche politica, di consegnare alle nuove
generazioni.
Zoffoli Gilberto
Consiglio Comunale, Cesena 22.12.2014